Gli Istituti Tecnici Superiori (I.T.S.) sono “scuole speciali di tecnologia”, ovvero scuole di eccellenza ad alta specializzazione tecnologica, che costituiscono un canale formativo di livello post-secondario, parallelo ai percorsi accademici, nato per rispondere ai fabbisogni delle imprese. I dati del monitoraggio del MIUR sugli esiti occupazionali dei primi percorsi ITS disegnano un quadro composto (al 30 settembre 2014) da 74 ITS distribuiti eterogeneamente sul territorio nazionale (39 nel Nord del Paese, 14 al Centro, 15 al Sud e 6 sulle Isole), distinti in 6 aree tecnologiche a loro volta suddivise in differenti ambiti.
Nel primo biennio di attivazione, i dati del monitoraggio sugli esiti occupazionali dei primi diplomati nei percorsi ITS diffusi dal MIUR (dati al 31 ottobre 2013), evidenziano una buona performance con una percentuale di occupati sul totale dei diplomati pari al 59,5%.
Al fine di tenere sotto controllo alcune variabili di tipo quanti-qualitativo è stato costituito l’Osservatorio sulla costituzione degli ITS e dei Poli tecnico-professionali attivato dal Cnos con la collaborazione del Censis. Tale Osservatorio opera attraverso la somministrazione di un questionario strutturato a tutte le Fondazioni ITS attive nell’intento di mettere in luce punti di forza, criticità, ma anche prospettive future. L’Osservatorio ha realizzato un lavoro di ricerca con la finalità di approfondire le informazioni raccolte mediante un’indagine essenzialmente qualitativa utile nell’acquisire elementi conoscitivi utili, da un lato, a potenziare il ruolo del CNOS-FAP nell’ambito della formazione superiore e, dall’altro, a rafforzare l’incontro tra domanda ed offerta formativa e verificare l’efficacia dei percorsi in termini di placement.
L’approfondimento è consistito nella realizzazione di diverse indagini quanti – qualitative che hanno visto il coinvolgimento di alcune Fondazioni ITS, diplomati e aziende.
Sul versante delle Fondazioni, hanno partecipato all’indagine 41 Fondazioni ITS, per un totale di 52 percorsi, di cui 50 conclusi al momento della rilevazione e per 45 dei quali è stata realizzata una ricognizione degli esiti occupazionali. Le aree più rappresentate sono quelle del Made in Italy (sistema meccanica e sistema agroalimentare), della mobilità sostenibile e dell’efficienza energetica che insieme assorbono il 48,8% degli ITS coinvolti.
Del totale degli intervistati, è il 76,7% dei diplomati a risultare occupato, contro il 14,6% disoccupato o in cerca di prima occupazione, il 5,2% ha proseguito gli studi (il 3,8% all’università, mentre l’1,3% in un altro corso non universitario) e infine il 3,6% si è dichiarato inattivo. Gli occupati sono assunti nel 35,9% dei casi con contratto a tempo determinato, nell’8,7% dei casi svolgono una collaborazione a progetto o sono inseriti in un percorso di apprendistato (8,7%), mentre (a pari valore) svolge un tirocinio o uno stage retribuito l’8,9%. Distinguendo per area territoriale, le differenze più elevate nell’incidenza delle tipologie contrattuali, si riscontrano tra le assunzioni a tempo indeterminato che raggiungono il massimo del 28,6% al Nord, il 26,1% al Sud e sulle Isole, contro un decisamente inferiore 7,8% al Centro che predilige invece stage e tirocini (forma contrattuale prescelta nel 24,3% dei casi contro il 5,7% del Nord e il 2,7% del Sud). Quasi la metà dei diplomati lavora nelle imprese in cui ha effettuato lo stage (46,1%) o che fanno parte del partenariato della Fondazione (4,3%) o svolge comunque un lavoro coerente con il titolo conseguito (33,5%). Scende invece al 13,7% la quota di coloro che sono occupati in un settore diverso.
Esiti occupazionali positivi a cui corrisponde anche un livello medio-alto di soddisfazione da parte dei referenti degli ITS: solo il 12,2% dichiara infatti di essere poco soddisfatto dell’esito occupazionale raggiunto. Tra le motivazioni di una così elevata soddisfazione, rientrano la considerazione degli ITS come un’esperienza nuova e poco conosciuta dal tessuto produttivo, con profili formati aderenti alle esigenze delle imprese e in molti casi la registrazione di un crescente interesse dalle imprese stesse.
Tra le attività che risultano dover essere potenziate rientra il rafforzamento delle relazioni con le imprese del territorio e un miglioramento e un’istituzionalizzazione del servizio di orientamento e di placement (ex post), anche attraverso la collaborazione dei servizi per l’impiego.
Rispetto invece al versante dei diplomati hanno partecipato all’indagine un totale di 518 diplomati di cui il 21% nelle nuove tecnologie per il Made in Italy – sistema meccanica -, il 20,7% nell’area delle tecnologie della vita e il 12,7% nell’efficienza energetica. Si collocano soprattutto nel Nord Italia (25,9% nel Nord Ovest e 26,6% nel Nord Est), hanno tra i 21 e i 23 anni (il 56,6% dei diplomati), sono principalmente di genere maschile (76,1%) e sono rimasti territorialmente piuttosto stanziali (il 30,3% dei diplomati ha frequentato ITS nello stesso Comune di residenza, il 39,2% nella stessa Provincia).
Nel 29,9% dei casi la scelta di un ITS è motivata dalla possibilità di trovare un lavoro, per il 19,9% in quanto naturale prosecuzione del proprio percorso di istruzione, seguito da un 18,4% per cui è considerato un aggiornamento delle proprie conoscenze.
A conclusione del percorso, l’82,4% dei diplomati registra una soddisfazione generale elevata o buona e il 93,3% degli intervistati dichiara di aver riscontrato una rispondenza alle aspettative (seppur parziale per il 68,9% degli intervistati), di aver acquisito competenze tecnico professionali (61,9%), di aver aumentato la capacità di rapportarsi con gli altri (59,7%), di aver aumentato le opportunità di trovare lavoro (48,5%) e di aver pienamente (30%) o quasi pienamente (60,7%) raggiunto gli obiettivi del percorso.
Sotto l’aspetto organizzativo quasi i due terzi dei diplomati ha espresso una buona o ottima valutazione per l’organizzazione della didattica e l’assistenza ricevuta, anche se solo il 41,6% di essi ha poi ricevuto assistenza ex post per la ricerca del lavoro. Risulta essere proprio quest’ultimo, infatti, il principale aspetto da migliorare (indicato dal 56% degli intervistati).
Rispetto agli esiti occupazionali, se al momento della frequenza al percorso ITS la maggior parte degli intervistati risultava essere in cerca di prima occupazione (52,7%) o disoccupato (15,8%), al momento dell’intervista, ovvero successivamente al diploma, scende al 36,1% il totale di coloro che sono in cerca di occupazione contro a un 54,8% di diplomati occupati (seppur principalmente con contratti a tempo determinato o apprendistato). L’utilità e l’efficacia del percorso ITS nell’aumento delle opportunità occupazionali si coglie analizzando i dati relativi all’azienda per cui si lavora: il 43,3% dei diplomati lavora per l’azienda in cui ha effettuato lo stage previsto dal percorso, il 5,6% per un’azienda facente parte del circuito della Fondazione ITS presso cui ha frequentato il corso, il 32,7% presso altra azienda che opera comunque in un settore coerente. In linea generale l’88,2% dei rispondenti mostra una buona o ottima soddisfazione per il lavoro svolto.
L’indagine si chiude con il parere di alcune imprese che hanno accolto gli studenti in stage: tutte hanno registrato un’esperienza positiva, assumendone molti alla conclusione del percorso, seppur con contratti a tempo, non evidenziando particolari criticità degli ITS se non la necessità di aggiornare i piani di studio di continuo per meglio adattarli alle esigenze del mercato.
Stando a quanto emerso dai primi risultati dell’indagine, sembrerebbe che i percorsi ITS si stiano configurando come un’utile strategia di placement, fortemente orientati al mondo imprenditoriale e alle innovazioni tecnologiche, in grado di anticipare i fabbisogni delle imprese stesse.
*Sergio Vistarini, Fondazione Censis